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Pensione integrativa: 7 risposte-chiave per non avere più dubbi

Ecco una guida utile per scoprire perché fin da giovani è importante pensare a una vecchiaia serena. Obiettivo: mantenere il proprio tenore di vita e vivere felici

Calcolo contributivo o retributivo? Quota 100 (tra età anagrafica e anni di contributi) o ritiro a 41 anni di anzianità? Il futuro della pensione obbligatoria è sempre più incerto. E così la previdenza integrativa accende sempre di più l'interesse degli italiani. Il motivo è semplice: con l’avanzare dell’età pensionabile è importante pensare a una forma di integrazione fiscalmente agevolata per mantenere inalterato il proprio tenore di vita. L'importante è pensarci per tempo, quando si è ancora giovani, magari facendosi un'idea della cifra da accantonare in base alla potenziale differenza tra l'ultimo stipendio percepito prima di andare in pensione e il primo assegno erogato dall'Inps. Per saperlo, bastano pochi clic e l'aiuto di un calcolatore online. Questo strumento, con poche semplici domande, oltre a presentare proposte di rendita integrativa e il relativo versamento richiesto, fornisce evidenza del gap previdenziale netto a chi ha i dati della “ busta arancione” dell'Inps. Ecco le risposte a sette domande tra le più frequenti:

1. Quali sono gli strumenti per la pensione integrativa? Tra gli strumenti a disposizione dei cittadini (lavoratori dipendenti, autonomi, liberi professionisti, soci di cooperative, disoccupati) figurano i fondi pensione, i piani previdenziali integrativi e i piani individuali di risparmio. Tutti prodotti studiati su misura per fornire agli investitori la possibilità di ottenere una rendita che vada a integrare quella del sistema previdenziale obbligatorio. Anche perché, se un tempo la pensione pubblica garantiva un trattamento pari al 75-80% dell'ultimo stipendio, oggi secondo le simulazioni dell'Inps la copertura non supererà il 65%.

2. Che cos’è un Pip? Pip è l’acronimo di Piano Individuale Pensionistico. Si tratta di un fondo o di una polizza istituito da imprese assicurative, iscritto a un apposito Albo presso l’autorità di vigilanza (COVIP), il cui finanziamento si basa sulla contribuzione volontaria. Per i lavoratori dipendenti, a questo accantonamento possono aggiungersi l’eventuale contributo del datore di lavoro e il trattamento di fine rapporto (Tfr).

3. Cosa rende un Pip diverso dagli altri prodotti di risparmio? Questo strumento di accumulo del capitale si distingue dagli altri prodotti di risparmio per i vantaggi fiscali che offre: i contributi versati dai soggetti Irpef sono deducibili dal reddito complessivo dichiarato fino a un importo massimo annuo pari a 5.164,57 euro e soggetti a tassazione agevolata (aliquota del 15%, ridotta dello 0,3% per ogni anno eccedente il quindicesimo). Inoltre i Pip sono estremamente flessibili: il lavoratore dipendente non solo sceglie l’importo e la periodicità della contribuzione, ma una volta che ha aderito è libero di modificare i parametri fin lì adottati. Beneficiano di questi vantaggi fiscali anche gli altri prodotti previdenziali. 

4. Quando è possibile richiedere un anticipo? Ogni forma di previdenza integrativa può avere regole e percentuali differenti in base al contratto stipulato. In generale si può chiedere un anticipo (fino al 75%) per spese sanitarie legate a malattia grave per sé, per il coniuge o per i figli, oppure in caso di licenziamento (fino al 50%). Avendo aderito a una forma di previdenza integrativa da più di otto anni, poi, è possibile chiedere un’anticipazione fino al 75% del capitale maturato per l’acquisto o ristrutturazione della prima casa per sé o per i figli e un’anticipazione fino al 30% del capitale maturato per qualsiasi esigenza. In caso di invalidità permanente che riduca la capacità lavorativa a meno di un terzo, infine, si può chiedere il riscatto totale del capitale maturato, a condizione che manchino più di cinque anni alla pensione.

5. Quali sono i vantaggi fiscali? Oltre alla deducibilità annuale dei contributi, il Tfr versato alla previdenza complementare è tassato con le stesse aliquote agevolate previste per la pensione (aliquota massima del 15% che può scendere fino al 9%). Lasciandolo in azienda, invece, sarà tassato in base all’aliquota IRPEF media a cui è soggetto il lavoratore (minimo 23%). Inoltre, eventuali plusvalenze finanziarie sono tassate in forma ridotta. In più, le pensioni integrative sono esenti dall'imposta di bollo (0,20% del capitale maturato). È  possibile usufruire dei vantaggi fiscali descritti anche per i soggetti fiscalmente a carico (per esempio, per un genitore che apre una posizione previdenziale per il figlio).

6. Dopo quanti anni è possibile cambiare forma pensionistica nel tempo? Dopo due anni è possibile cambiare fondo pensionistico e avviare la contribuzione nel nuovo fondo. 

7. Giunta l'età pensionabile, posso prendere l’intero capitale sotto forma di rendita e viceversa, ovvero prendere l’intera somma sotto forma di capitale e non di rendita? Posso ritirare come capitale fino al 50% dell'intero importo, oppure riscuoterlo al 100% sotto forma di rendita. A meno di eccezioni particolari che può chiarire il proprio consulente.

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